In Italia si legge sempre meno

   Lo scrittore britannico Julian Barnes sostiene che leggere sia la capacità di una maggioranza, ma - ahimè - arte di una minoranza. È quello che accade ai lettori italiani: che sia per pigrizia, per mancanza di tempo, buona volontà o passione, nel nostro Paese si registra la più bassa percentuale di lettori. Con una media che si attesta al 40,5% nel 2016, l'Italia è così ben al di sotto del 62,2% della Spagna, del 68,7% della Germania, del 73% negli Stati Uniti, dell’83% del Canada, dell’84% della Francia fino al 90% della Norvegia. Secondo il più recente "Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2017", a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE) il numero di persone (di età superiore ai sei anni) che dichiarano di aver letto almeno un libro non scolastico è in flessione, con un preoccupante - 3,1%. La lettura di libri è diminuita tra i lettori deboli e occasionali (-4%) e tra i forti lettori (più di 12 libri all’anno: -0,4%), tra le donne e tra i bambini e ragazzi (che leggono libri comunque più della media della popolazione). Non è chiaro quanto di tali risultati sia frutto di processi legati al diverso uso del tempo, di tecnologie mobile (smartphone), di sostituzione del libro con l’ebook o di integrazione tra forme diverse di lettura effettuate su dispositivi differenti. Per il lettore carta e digitale sono diventati intercambiabili, a seconda delle occasioni e delle necessità del momento.
Il basso indice di lettura rappresenta così il principale problema di crescita dell’editoria italiana: significa avere un mercato più piccolo rispetto a quello delle altre editorie continentali con cui si confronta. 
   Tuttavia il mercato del libro sembra uscire dagli anni di recessione e puntare alla ripresa e, seppur con ritmi di crescita ancora lenti per tornare ai valori pre-crisi del 2010, nel 2016 la crescita si è consolidata con un fatturato complessivo di 2,561 miliardi di euro, segnando un incremento dell'1,2%. Dagli anni della crisi, l’editoria libraria italiana esce comunque più internazionale, con una maggiore capacità di proporre e vendere diritti degli autori italiani sui mercati stranieri (non più solo per bambini e ragazzi, ma anche titoli di narrativa) e di realizzare coedizioni internazionali, soprattutto nel settore arte e bambini, che insieme rappresentano il 76% dei titoli in coedizione. 
    Dopo i primi anni di forte crescita, inoltre, anche la lettura di e-book presenta segnali di rallentamento: nel 2016 quasi 4,2milioni di persone hanno dichiarato di aver letto anche un solo e-book negli ultimi tre mesi, in calo rispetto ai 4,7milioni del 2015. Per quanto riguarda i canali di vendita le librerie tengono, è cresciuto l’online ed è diminuita la grande distribuzione. La libreria si conferma come il principale canale attraverso il quale le case editrici raggiungono i loro clienti ma le nuove formule di commercio online ne hanno eroso importanti quote di mercato e hanno abituato i clienti a modi diversi di acquistare. Si assiste a una perdita di quota di mercato della libreria fisica che passa dal 79% del 2007 all’attuale 73%. Crescono le librerie on line: dal 3,5% nel 2008 all’attuale 17%, superando ormai la Gdo di cui scende il fatturato ma non il ruolo: i banchi libri di supermercati e i grandi magazzini avevano avuto un ruolo fondamentale nell’intercettare, tra gli anni Ottanta e Novanta, un pubblico nuovo di lettori e di clienti che non entrava in libreria, ma che è poi migrato progressivamente verso canali con assortimenti e servizi maggiori. Ciononostante, quasi un milione di persone dichiara di comprare libri solo in Gdo, che rimane in alcuni casi, come nei piccoli comuni, il punto di vendita fisico più vicino dove trovare assortimenti anche se minimi.

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